Ero in pensiero per l'uscita del disco dei Radiohead.
Temevo potesse essere deludente. Ed invece è bellissimo. Si insidia al
primo ascolto da qualche parte e poi riemerge all'improvviso come una
sorta di presagio. Poi lo risenti e allora conoscere è riconoscere.
Man mano inizi ad avere familiarità con melodie che sembra abbiano sempre fatto parte di te.
I Radiohead
colpiscono qualcosa di cui non hai sentore normalmente. Riaprono
discorsi su cui eviti di soffermarti perché adesso vuoi che la tua vita
sia semplice. Costringono in qualche modo a fare i conti con quello che
metti sotto al tappeto, che hai lasciato lì per usarlo quando ti servirà
una mancanza, una falla, per iniziare qualcosa di nuovo.
Adoro Nude, Bodysnatchers e Reckoner. Stanno già lì, tra le mie canzoni. Bodysnatchers inchioda a terra ed è diretta come un fratello che ad un certo punto ti dice che non ha più voglia di giocare con te.
Nude
è un tormento, una buona cioccolata bollente ma versata dove fa più
male. E' una carezza, sì, ma insistente, sempre sullo stesso punto, per
20 giorni. 30. Una spalla dentro cui poggi la testa, ma se alzi la testa
scopri che quella spalla appartiene a un mostro.
E Reckoner
mi piace perché è ingannevole in modo però geniale. Ti aspetti una
tregua dopo Faust Arp, che avrebbe potuto scrivere Elliott Smith prima
di accoltellarsi, e poi c'è questa Reckoner. Che sembra , non so, la
pezzetta per pulire gli occhiali tutti appannati. E invece ti spinge di
nuovo verso il fondo e se proprio riesci a rubare una boccata d'aria poi
scopri che è gas e che per te è la fine.
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