lunedì 12 dicembre 2011

27 ottobre 2007

Ero in pensiero per l'uscita del disco dei Radiohead. Temevo potesse essere deludente. Ed invece è bellissimo. Si insidia al primo ascolto da qualche parte e poi riemerge all'improvviso come una sorta di presagio. Poi lo risenti e allora conoscere è riconoscere.
Man mano inizi ad avere familiarità con melodie che sembra abbiano sempre fatto parte di te.
I Radiohead colpiscono qualcosa di cui non hai sentore normalmente. Riaprono discorsi su cui eviti di soffermarti perché adesso vuoi che la tua vita sia semplice. Costringono in qualche modo a fare i conti con quello che metti sotto al tappeto, che hai lasciato lì per usarlo quando ti servirà una mancanza, una falla, per iniziare qualcosa di nuovo.
Adoro Nude, Bodysnatchers e Reckoner. Stanno già lì, tra le mie canzoni. Bodysnatchers inchioda a terra ed è diretta come un fratello che ad un certo punto ti dice che non ha più voglia di giocare con te.
Nude è un tormento, una buona cioccolata bollente ma versata dove fa più male. E' una carezza, sì, ma insistente, sempre sullo stesso punto, per 20 giorni. 30. Una spalla dentro cui poggi la testa, ma se alzi la testa scopri che quella spalla appartiene a un mostro.
E Reckoner mi piace perché è ingannevole in modo però geniale. Ti aspetti una tregua dopo Faust Arp, che avrebbe potuto scrivere Elliott Smith prima di accoltellarsi, e poi c'è questa Reckoner. Che sembra , non so, la pezzetta per pulire gli occhiali tutti appannati. E invece ti spinge di nuovo verso il fondo e se proprio riesci a rubare una boccata d'aria poi scopri che è gas e che per te è la fine.

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