domenica 4 dicembre 2011

9 aprile 2006

E' quello che sai che ti uccide o è quello che non sai a mentire alle mani, al cuore, ai reni
Quello che non sai è la scusa per procrastinare decisioni che si rimandano da 2 mesi. Uno dice aspetto di capire questa cosa poi chiudo, perché se c’è anche una sola cosa che non sai hai la scusa per continuare a pensarci e allora la fantasia ti tormenta come una fiamma di merda che ti lecca le cosce.
Lasciandoti fottere forte per spingerti presagi via dal cuore
I lividi che indosso oggi sono un modo per usare il mio corpo in maniera produttiva, sono un modo per limitare i miei movimenti, le briglie alla mia frenesia, un freno alla fregola che mi prende ogni 2 minuti, quando mi alzo girando per casa cercando qualcosa che non troverò mai. Sono volutamente dolorante per impormi la calma. E invece corro più forte come se addosso avessi delle gocce che so che posso asciugare con la velocità, lasciandole schizzare via, vedendole passare sui miei bordi e poi salutarle per sempre. Come un’auto in una strada americana. 

E su in testa sopprimerli non sai
Ho in mente un patetico e melodrammatico mosaico di momenti che credevo avrei raccontato ai nostri figli, un giorno. Con il piglio della socio-psicologa ho cercato di memorizzare, soppesare e ricordare tutto quello che abbiamo passato insieme, convinta che dovevo registrare ogni movimento, come l’ago delle macchine che rilevano sismi. Come se non sapessi di essere un terremoto.
Non sai che l'amore è una patologia, saprò come estirparla via
Sono malata. Sono infetta. Tutto ciò che tocco lo trasformo in un inno contro di te. Ma sono una molla che scatta ogni volta per poi tornare allo stato iniziale,ma dipende da quanto hai tirato: se la forza è stata eccessiva l’elasticità ti farà male alle dita, molto presto. Come fossero state colpite da una frusta.
Torneremo a scorrere Torneremo a scorrere
Sulle coste dell’indifferenza. Arricchiremo la massa indistinta di persone che non hanno senso per noi. Tu tornerai ad essere per me la macchia di colore in un ammasso di puntini confusi, io mi metterò in fila, dietro a tutte le persone che per te non sono altro che il popolo sottomesso del tuo regno sedicente. Sarai acido quando mi nominerai, pieno di rancore, perché i sensi di colpa fanno questo effetto.
Eroe del mio inferno privato sei in giro di routine
È stato uno stillicidio stare con te. Sapere che le ferite che mi sono dovuta mordere per riaprile all’occorrenza sono state solo dei vezzi che rendono più folcloristica questa scena pietosa mi riempie di disgusto. E basta. Solo mugolii finti per una storia di cartone, per una terapia di una coppia di cui non faccio più parte. Siete rimasti voi 2, ora.
Indossi il vuoto con classe ma è tutto ciò che avrai
Ora che ho smesso di vibrare come una corda in assenza di attrito nella tua vita non risuona più quello strano riverbero che ti ha incuriosito, trascinato e mutilato. Hai tutto lo spazio di cui ti vanti di aver bisogno adesso. So che non alzerai un dito per tirarmi dentro le tue giornate, sarai elegante mentre cerchi di ignorarmi, puntando sul fatto che sono patetica, scacciando col piede il pensiero che sono quella che.
Perché quando il dolore è più grande poi non senti più
Non riesco ad immaginare qualcosa di più penoso del nascondermi tra il muro e il box doccia per camuffare i miei pianti. Sospiro inferocita e rassegnata mentre non ci sono nemmeno più le lacrime a massaggiarmi le guance come un dito discreto che sa trovare il percorso meno doloroso per esibire vicinanza senza negare il diritto, a chi lo prova, di godersi tutto il dolore del caso.
 E per sentirmi vivo ti ucciderò
Da quando ti conosco sono cambiate molte cose, ho rivisto tutte le mie classifiche personali, ho misurato con cucchiaini ben tarati tutta la schiuma che ricopriva l’essenza vera di ciò che avevo intorno. Ho modellato con sapienza le immagini dei volti che ho amato. Più che lisciargli gli zigomi ho dovuto levare materia e ora si che hanno la giusta dimensione. Resti solo tu, avvolto in una nuvola di luccichii che magari accecano solo perché il faro che vi ho puntato su è troppo potente. Magari sei un brillantino piccolissimo ma ho abbastanza luce io di cui ti puoi servire per sfavillare più di quanto la tua natura ti permetta.
 

Ti ucciderò

È l’unico modo che ho per accettare di non averti accanto, per accettare che non farai mai un figlio con me.
 

Vedrai, vedrai se il mio amore è una patologia saprò come estirparla via
 

E se non lo è me lo tengo, perché a me piace piangerti addosso, perché per un po’ ho creduto tu mi avresti accettato, nonostante ti abbia mostrato tutta me stessa.
Lo so, lo so che il mio amore è una patologia, vorrei che mi uccidesse ora.
Come se non fossi già morta da anni. Come se i miei “vorrei” trovassero mai il modo di diventare imperativi.

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