domenica 4 dicembre 2011

A Cesare quel che è di Cesare

sabato, 17 settembre 2005


Ieri io e la mia noia abbiamo deciso di dare uno sprint al nostro rapporto consunto. Come tutte le coppie di vecchia data abbiamo pensato di scavalcare l’imbarazzo del silenzio affidandoci al potere della comunicazione di massa e quindi ci siamo messe a vedere un film.
La scelta era tra Ultimo tango a Parigi e Robin Hood un uomo in calzamaglia ma non ci andava di vedere film porchi e quindi sulla scia della consolidata  simpatia che proviamo per Mel Brooks abbiamo messo su Robin Hood.
Già sui titoli di coda ci siamo guardate un po’ smarrite perché lo stile era quello da pornazzo medievale/telenovela brasiliana delle 7 e 50 del mattino su rete 4. Però ci siamo dette Vabbè Mel Brooks si sa è fatto così, ha questa comicità un po’ demenziale, andiamo avanti. 
Non lo avessimo mai fatto!
Le 2 ore successive sono state un avvicendarsi di battute che manco Yoghi e Bubu, fotografia da ripresa casalinga di Natale, montaggio da filmino amatoriale del saggio di danza di mia zia quando aveva 8 anni. La mia noia si è addormentata così profondamente che ho dovuto darci di gomiti sulla pancia per tirarla su, ma niente da fare. Sulla scena del duello, devo ammetterlo, ho abbozzato il sorriso, ma in pochi secondi il mio viso è tornato a mummificarsi come prima, a indicare l’impossibilità assoluta di muoversi da quello stato di paralitico grigiore che non lasciava intravedere la possibilità di sciogliersi in espressioni che avessero, anche lontanamente, a che fare con il divertimento. L’unico momento bello è stato quando sono usciti i titoli di coda. Mi sono sentita bene come quando l’infermiera mi ha sfilato l’ago dalle vene e mi ha detto E’ finita! 
Comunque vedetevelo, è sempre bene appurare che c’è qualcosa peggio di voi.

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