domenica 4 dicembre 2011

cose che mi fanno impazzire

L’uccisione di John Lennon mi dà la certezza che l’arte esiste. Che si sovrapponga alla vita. Che l’artista diventi l’uomo che diventa artista. Dave Chapman era stato deluso dal musicista ma ha levato la vita all’uomo. L’arte che emoziona al punto di condizionare la vita dei suoi fruitori, di decidere di mettere te stesso dietro all’esigenza di decidere della vita dell’uomo che ti ha condizionato la vita. Nel momento in  cui è stato sparato, John Lennon ha raggiunto l’apice della sua carriera.
L’assassinio di Kennedy è una sorta di danza. Il presidente si avvicina a sua moglie, inclina la testa verso di lei continuando a guardare avanti. La sfilata tra la gente e la galanteria con cui ricorda alla sua donna che quel fiume hanno scelto di osservarlo dalla stessa sponda, l’uno accanto all’altro, come due timonieri silenziosi che leggono allo stesso modo il vento.
E poi il colpo. Lei che diventa superdonna e tenta di salvarlo, ma lo fa con l’ingenuità e l’immaginazione che di solito nei bambini è coltivata da quella che è la rappresentazione dell’anatomia umana nei cartoni animati. Vil Coyote cade da centinaia di metri ma non gli succede nulla. E lei raccoglie il cervello come se si fosse solo momentaneamente sfilato dal cranio, come se il cranio fosse un bracciale che per un istante ha lasciato il polso. E adoro quella donna che, nell’arrampicarsi verso la presunzione di pensare di poter davvero far qualcosa, si ranicchia in posizione quasi fetale, restando per un attimo in balia della speranza di poter vincere l’inesorabile.
Le Torri Gemelle che bruciano e le persone che si gettano è un’altra immagine che mi fa impazzire. La logica subisce un corto circuito.
La situazione è questa: il calore è insopportabile, alla gente gli si squaglia la pelle addosso. Allora si fa una gerarchia, una scala del dolore. Si sfugge alla violenza delle fiamme e ci si getta nel vuoto. Schiantarsi 1 – Ustioni 0. Vince lo schiantarsi al suolo cadendo da un grattacielo. Chi si è buttato ha rinunciato alla possibilità di salvarsi la vita cedendo all’impossibilità di sopportare il dolore. Morire soffrendo velocemente solo una volta avvenuto l’impatto. Sempre meglio che tentare, senza aver la certezza di riuscirci, di salvarsi soffrendo le pene dell’inferno cercando l’uscita. Il vuoto è la morte. Restare dentro è sopravvivenza. Vuoto 1 - Sopravvivenza 0.

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