Gli scacchi sono un gioco crudele. Io non sono tagliata per cose così cruente, non è nel mio stile, io sono la tipa dai parliamone
non riesco ad agire senza spiegare, non riesco a pensare solo ai miei
pedoni, e se la mia regina si trova di fronte alla regina avversaria io
mi aspetto che solidarizzino e parlino di come la loro libertà di
movimento sulla scacchiera non sia davvero sinonimo di potere ma
equivalga a sfruttamento mentre alfiere, cavallo e torre (che per me è
maschio) sono dei tecnici, degli specialisti, hanno le loro competenze,
sono luminari l’uno della diagonale, l’altro dello spostamento a L e la
torre la fa da padrona nei movimenti in orizzontale e in verticale. La Regina può spostarsi dove e quanto vuole. Perdi la Regina e ciao. Perché lei si deve arrangiare a fare tutto. Un po’ come accollarsi la cura dei bambini e della casa dopo
una giornata di lavoro. Certo, a lei la fanno partire dalla casella del
suo colore. Sedicente cavalleria. Come dire a una femmina tesoro mettiti in macchina e vienimi a trovare, io non posso venire.
E il povero tesoro, inforca il volante e guida per 2 ore, magari compra
pure il vino e qualcosa da mangiare, certo. Arriva da lui, citofona,
lui apre dopo 10 minuti perché voleva vedere se gli era possibile
dischiudere il portone con la forza del pensiero e degli effluvi della
tuta sudicia che indossa, perché di interrompere il suo sodalizio con il
divano non se ne parla. Quando finalmente si decide a schiacciare il
tastino e lei arriva al di lui cospetto questo le concede addirittura di scansarsi dalla porta e cederle il passo per poi seguirla. Ooooh! Che signore. E lei è pure contenta perché il mio uomo è un gentelman.
Questo è la Regina. Una
tuttofare senza dignità che deve accollarsi una squadra di monchi che
possono muoversi o poco o solo in un certo modo pur di difendere il re.
Chi
è più forte? Lei, che quasi si fa spuntare le ali pur di essere ovunque
o lui, il Re, che se ne sta lì bel bello, comodo e protetto e si sposta
a passettini?
E dunque la Regina,
di fronte a una sua collega, deve deporre le armi. Combattessero per lo
stesso maschio lo capirei, allora lì non ci sarebbe storia, fatevi pure
a pezzi. Ma due subalterne figlie della istituzionalizzazione del
patriarcato, due prodotti dell’illusione 68ina, due schiave del loro
apparato riproduttore che le costringe a vivere per cercare un
inseminatore, facendo girare la loro vita intorno alla maturazione
dolorosa di ovuli e all’allestimento di un salone delle feste che 9
volte su 10 bisogna smantellare sempre a fine mese, bè io da queste due
signore mi aspetto che si ammicchino e si sostengano. Che si alleino e
facciano comunella. Che spettegolino della servitù o dell’ingenuità dei
pedoni. Che dicano dell’alfiere che è solo un arrogante con il ciuffo
tirato a lucido e che si accordino per andare a fare spese nel fine
settimana. NON CHE UNA MANGI L’ALTRA E CHE L’ALTRA, PUR DI METTERE FUORI GIOCO LA SUA NEMICA SI TROVI POI AD ESSERE MANGIATA DA UN CAVALLO!
Basta, io con gli scacchi ho chiuso.
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