venerdì 20 gennaio 2012

"Un capolavoro, o nu cess shcassat?"

Far vedere la vagina, non è arte, nemmeno se ciò avviene al Guggenheim.
Mangiare le orecchie di un conglio morto mentre piangi, non è creatività.
Incidersi la pancia con la lametta e pulirsi il sangue con un tovagliolo bianco, ebbene, nemmeno questa è arte.
Fustigarsi e poi stendersi su una croce a forma di ghiaccio non ha nulla di estroso.
Marina Abramovic, hai mai pensato di cercarti un lavoro?
Di alzarti la mattina sul presto, metterti addosso qualcosa, aspettare un mezzo di trasporto pubblico, entrare in un ufficio, starci per tot ore e a fine mese prendere i soldi pattuiti?
Forse ci hai pensato, ma poi ti sei detta "Ehi. Ma io ho delle cose da dire al mondo. Voglio usare la mia vulva per protestare contro la guerra, voglio sterminare leporidi per dire che la guerra mi fa schifo, voglio tagliarmi la pancia per macchiare un tovagliolo bianco a significare che preferisco la pace alla guerra, voglio frustarmi da sola e bruciarmi la pelle perché, diciamolo, la guerra fa ribrezzo. E' che io la guerra proprio non la sopporto, è bruttabruttabrutta e la gente lo deve sapere che a me non piace. Finché i conigli avranno orecchie, io protesterò".
In che modo pensi di sensibilizzare un essere umano e di indurlo a sposare la causa della non-violenza? Facendolo vomitare addosso allo spettatore vicino?

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