domenica 4 dicembre 2011

23 giugno 2007

Non ho nulla contro gli animali ma detesto gli amanti degli animali e tra di loro, il gruppo che
i porterà all'ictus è quello dei gattari.

Il gatto catalizza la demenza: se un gatto entra nel campo visivo dei gattofili ecco che questi inziano a fare la vocina da bambino cui hanno appena diagnosticato la disfonia spasmodica.


Vocina usata per dire cose tipo “Vieni da mamma” o “Ma quanto sei bello tu quanto”.


Conosco uno che masturba la sua gatta e lei lo ringrazia standogli tutto il giorno appoggiata sulla pancia. Che voglio dire d’estate, a Napoli, deve essere piacevole.
Molti poi lasciano tranquillamente che i loro simpatici a-mici (come ho scoperto, raccapricciandomene, vengono chiamati i gatti su questo sito) dormano sul letto, perché tanto i gatti sono pulitissimi, del resto poi chi dell’Ufficio di Igiene manca di ricordare, tramite volantini e brochure, di leccarsi il corpo cospargendosi di saliva per garantirsi un’intensa pulizia?


Le donne invece usano i gatti come dei CiccioBello, con tutto ciò che ne consegue. Nei momenti di tristezza il gatto invece diventa improvvisamente un amico pensante e comprensivo con cui rifugiarsi nel greto della propria stanza per discutere del problema e trovare consolazione e, perché no, offrirgli una sigaretta o giocarci a briscola. Perché il gatto capisce più degli umani (“che so peggio degli animali”).


E tutta l’iconografia a tema gatto. Parliamone.
Quelle cazzo di cucciolate di siamesi con gli occhi supplicanti dentro ceste bordate di raso rosa. In quale Autogrill, in quale cartoleria mancano poster e/o biglietti d’auguri e/o cartoline gattiche? C’avranno 140 anni ormai 'sti siamesi. Niente, cristallizzati per sempre come simil-feti adagiati in una cesta addobbata con dubbio gusto.

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