domenica 4 dicembre 2011

8 dicembre 2005

Ti amo così tanto che devo ammazzarti. Voglio distruggerti perché non sarò mai come te. Sei John Lennon ed io credo in te. Mi hai detto sei più famoso di Cristo, ti sei riempito la bocca e le tasche di parole come pace, amore. Come Beatles. 
Stronzate. 
Non esiste che Dio! Noi siamo solo un suo capriccio, e fai molto male a credere lui non c’entri niente con tutto questo ambaradan.
Ti amo così tanto che devo scegliere una data di scadenza da appiccicarti addosso. E devo rispettarla cazzo altrimenti mi avvelenerai appena ti ingoierò. Nel tuo cielo di marmellata hai lasciato un coccodrillo finto a farti da stuntman, mentre corri dalla tua meretrice giapponese. Respiri e mordi la sua mela in mostra, rendi la sua mostra una mostra di arte, la tua arte è il Bishopsgate dove nascondi la tua vita. 
Sei un ragazzino che piange per sua madre, sei il verso più struggente di Julia…pensi di trovarla? Non puoi parlarle, non può sentirti. Ti scoppia la testa quando sei in auto perché le luci sono cambiate ma la folla urla, non ne riconosci le facce, vorresti solo sparire facendo tanto rumore. Altrimenti perché scrivere A day in the life? 
Ti amo così tanto perché infondo tu vuoi morire. Mi hai chiesto aiuto cantando Nowhere man. Io realizzerò il tuo desiderio adesso che non lo desideri più. Adesso che hai trovato il tuo pianoforte bianco a coda. Adesso che giochi a riprenderti la vita normale che non hai mai avuto. Ti uccido perché le divinità si spaccano i piedi a camminare sulla terra. Stai soffocando nella normalità, stai comprando il giornale, ti stai insaponando le mani, stai bevendo latte, stai respirando la nostra aria: se non ti uccidessi io moriresti di vita umana nel giro di pochi giorni. Quanti buchi ci vogliono per riempire il corpo di John Lennon? Ne bastano 4. Molto grandi. Stai morendo ed è merito mio. Ho ucciso colui di cui Cristo era il vice. Se non puoi essere John Lennon almeno ammazzalo. Se non riesci a diventare come lui, diventa almeno quello che ne decide la sorte. Diventa l’abile custode della sua pistola fredda e usala per lui. Inchiodagli gli occhi in una immobilità senza fine, cosicché fissi un buco sempre, no, qualche volta. Se non puoi amarlo più di quanto tu non faccia, annienta la tua vita per levargli la vita. 
Ti amo così tanto che devo vedere quanto il mio amore dipende dalla tua esistenza e quanto invece dalla mia percezione, dal mio bisogno di amare chi mi ammazza lentamente ogni giorno levandomi energie, levandomi la speranza di poter avere una vita migliore, perché se non sei John Lennon che senso ha vivere? E tu che sei John Lennon come fai a vivere senza la possibilità di contemplare te stesso da lontano? 
Senza sorprenderti quando senti ciò che canti? Sai le parole a memoria delle tue canzoni non perché le hai sentite mille volte, non perché le hai risolte torturandoti e piangendo, chiedendo aiuto e chiedendoti il perché. Sai le tue canzoni a memoria perché le hai scritte. C’è qualcosa di più penoso al mondo del conoscere a menadito il delicato meccanismo della perfezione non fine a se stessa e continuare ad essere così irrimediabilmente imperfetti? C’è qualcosa di più doloroso del confezionare emozioni usando la tua pelle e le tue viscere per riuscirci e poi sentirti vuoto, sentirti implodere, essere costretto a cercare pezzi di te ovunque e non trovarli mai, se non in bocca al cane di un altro, sotto le gambe di una sedia, nel frigorifero?
Ti amo così tanto che devo porre fine alla tua insoddisfazione. Non posso più vivere sapendoti ancora in vita.

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