domenica 4 dicembre 2011

For ever at your merci

giovedì, 03 novembre 2005

 
Mentre tornavo a casa mi è venuto in mente il nostro primo bacio. Il tremore. 
Sei l’unico a cui penso senza fare il conto del dolore che ti ho donato, delle lacrime sparse. E sono state molte, ma non si impongono alla mia attenzione visto che ho da ricordare ben altro per quanto ti riguarda. 
Mi fai impazzire. Scoppiare. Riesci a rompere ogni equilibrio eterno. 
La disfunzione. 
Voglio riprodurti all’infinito in ogni uomo. 
Non voglio conservarti facendo morire la mia pelle. 
Voglio riportare in vita il tuo odore e continuerò a cercarlo in tutti quelli che riterrò degni di tale aspirazione. 
Mi fermerò solo quando potrò chiudere gli occhi con lo stesso senso di pace di quel giorno. Voglio strapparti, come fossi fatto di carta velina. Vorrei interrompere la continuità del tuo esistere per bloccarti nel momento. 
Fotografarti in un blocco di  marmo con le tue sembianze. 
Spaccarti in ottocento pezzi per avere ottocento frammenti di te, per distribuirti ovunque, per evitare che possa averti una sola persona. Voglio che tu sia tante gocce di pioggia mentre con i palmi alzati percorro le tue strade. Voglio camminarti addosso. Ed essere il ponte che attraversi per conquistare l’isola già piena di soldati che calpestano il tuo nome. 
Infilarti dentro la carne un anello d’oro con il mio nome inciso all’interno. 
Tornare impotente come quando ho bisogno di Bullet proof per capire cosa provo.

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